09 Aug 2007 - Mondo Viaggi Politica
Nei miei viaggi di lavoro in medio oriente (Dubai e Arabia Saudita), la cosa che mi colpisce di più (eccetto le follie costruttive di Dubai, ma di questo parleremo un’altra volta) è il melting pot di persone che si trovano.
Gli Arabi sono relativamente pochi e detengono, ovviamente, le posizione di potere. Il resto della forza lavoro proviene da mezzo mondo: europei, indiani, pakistani, filippini, sud americani, russi… persone di ogni sesso, razza e casse sociale lavorano e vivono insieme.
Qui gli stranieri immigrati fanno tutti i tipi di lavoro, dai più pesanti ai tassisti agli ingegneri. Ho avuto modo di lavorare con professionisti di diversi paesi, e devo dire che ce ne sono di ottimo livello. Il loro approccio al lavoro cambia un po’ a seconda della cultura, ma questo arricchisce sicuramente l’esperienza piuttosto che creare problemi.
Poi torno in Italia: i Filippini invece che ad implementare reti e sistemi di sicurezza stanno a pulire gli uffici. I pakistani e gli indiani in aulche cucina invece che a programmare… ma è possibile che in 15 anni di lavoro ho trovato (multinazionali escluse) solo DUE, dico DUE, persone non Italiane a lavorare nel settore IT? Un greco ed un indiano. Punto. Non solo gli extracomunitari sono tagliati fuori, ma pure gli europei non esistono nel nostro mondo del lavoro!
Se andiamo in Inghilterra, ovunque ci sono lavoratori stranieri, in tutte le posizioni!
Certo che il nostro mercato del lavoro (non meritocratico, fatto di privilegi e raccomandazioni) non attira certo lavoratori qualificati da tutto il mondo come può fare l’Inghilterra o gli Stati Uniti. Ma certo sapere che ci sono tantissimi laureati e professionisti che sono costretti a guadagnarsi la vita vendendo porta a porta o pulendo le case fa rabbia.
Loro ci perdono ma anche l’Italia ci perde. Un paese dedito all’esportazione del Made in Italy nel mondo, non accoglie all’interno delle aziende quelle persone che aiuterebbero a capire meglio i mercati, stimolerebbero la creatività, renderebbero un po’ di dinamismo al Paese.
No, oggi gli stranieri che lavorano in Italia o lavorano nei posti meno qualificati, oppure lavorano in aziende di stranieri (come le numerosissime aziende che i cinesi stanno aprendo con successo), invece che integrarsi apportando le loro esperienze culturali e professionali nelle nostre aziende nei ruoli per cui potrebbero essere qualificati.
Siamo proprio un paese di provinciali…