15 Jan 2007 - Viaggi Venezuela
Approfittando dei biglietti gratis presi con i punti MilleMiglia Alitalia, abbiamo deciso di provare un paese un po’ diverso dal solito organizzando un tour del Venezuela con l’aiuto di una agenzia di Caracas.
Il periodo scelto è quello a cavallo di capodanno, trascorrendo così tutte le feste in Venezuela, dove siamo arrivati il 24 dicembre pomeriggio.
Primo errore: in Venezuela le feste sono prese molto più sul serio che in Italia e sono essenzialmente un event privato. Che tradotto vuol dire: non si trova nulla di aperto, niente bar, niente ristoranti, niente supermercati, niente Mc Donald… per fortuna la responsabile dell’agenzia, gentilissima, ci ha offerto un’ottima cena a casa sua, offrendoci anche una bella vista su Caracas di notte.
Il tour si è svolto in quattro parti:
1) Sabana Grande
2) Salto Angel
3) Delta dell’Orinoco
4) Arcipelago di Los Roques
Purtroppo i 20 giorni a disposizione non sono stati abbastanza per vedere anche Los LLanos, le grandi pianure con una ricca fauna. Con l’esperienza di poi, probabilmente scambierei la Sabana Grande con Los LLanos.
Attenzione: appena lasciate Caracas, preparatevi a trovare docce con solo acqua fredda (ogni tanto è solo un tubo di gomma che porta acqua da un serbatoio sul tetto) e non stupitevi se in gran parte dei gabinetti la carta igienica usata va messa in un sacchetto della spazzatura accanto al wc: infatti i sistemi fognari sono quello che sono e per evitare intasamenti la carta non viene buttata nel wc.
Anche se non ci sono vaccinazioni obbligatorie, noi abbiamo fatte tutte quelle consigliate: occhio a quella per la Malaria. Noi abbiamo scelto di usare il Lariam, ma gli effetti collaterali ci hanno convinto a metà vacanza a sospendere il Lariam (dopo febbroni da cavallo ed altre disavventura mediche). Altri viaggiatori ci hanno detto che siccome la copertura è comunque parziale, meglio prendere un farmaco per il dopo malaria che per prevenirla, specie in paesi comunque a basso rischio.
Vediamo nel dettaglio il giro:
Sabana Grande
Il tour in questa zona parte da Puerto Ordaz e passa da una serie di località da visitare, principalmente cascate, fino al confine con il Brasile, in una zona ricca di miniere d’oro.
Devo dire che sebbene i posti siano belli e la puntatina oltre confine in Brasile piacevole, è la parte del tour che mi ha soddisfatto meno.
Salto Angel
Questa escursione è stata bellissima…per le persone incontrate, per i posti visti, per le emozioni…se vai in Venezuela, non puoi saltare Salto Angel, la cascata più alta del mondo!
Per arrivare al Santo Angel, bisogna prima bisogna arrivare in aereo a Canaima (noi siamo partiti da Peurto Ordaz e siamo arrivati in circa 2 ore) sorvolando nient’altro che foreste e fiumi: niente strade, niente villaggi. I voli di linea variano da grossi aerei ad elica a piccoli trabiccoli da 5/6 posti…indovinate quale abbiamo preso noi?
Dei ragazzi che abbiamo incontrato a Canaima ci hanno raccontato che il loro volo (uno di quelli grandi) ha deviato dalla rotta per portarli a fare un giro intorno alla cascata del Santo Angel…sembra che la “torre” (praticamente una capanna) non si offenda per queste divagazioni, percui se sedete vicino al pilota magari potete provare a chiedere…
L’aeroporto di Canaima è molto simpatico: una striscia di asfalto ed una pio di capanne. È l’unico collegamento con il mondo di questo villaggio, visto che non ci arrivano strade. Canaima è un villaggio Indio: ci sono pochissimi venezuelani ed il livello di vita è molto semplice (viste anche le difficoltà dei trasporti). Arriviamo in tarda mattinata, ci fanno lasciare le valigie alla posada (nemmeno nelle camere) e partiamo immediatamente per il Salto Angel: in effetti da Canaima ai piedi del salto ci sono circa 4 ore di navigazione controcorrente sul fiume, ed bisognerebbe arrivare prima del buoi!
E allora si parte, per un giro degno di un Luna Park a bordo di una barca ricavata da un tronco scavato. I pochi bagagli per la notte vengono chiusi bene in dei sacchi di plastica…qui doveva venirci il primo sospetto! Dopo una partenza tranquilla, spinti dal potente fuoribordo, il fiume comincia a stringersi e comincia il gioco di fare della rapide in senso inverso!
Inutile dire che dopo 10 minuti eravamo assolutamente fradici…risalendo le rapide ogni tanto ci si prende tanta acqua che si fatica a respirare, mentre alcuni passaggi richiedono alla guida e al “pilota” scatti veloci e pagaiate contro le roccie per non schiantarsi. È veramente divertente! Meno male la macchina fotografica era subacquea… vi avverto: è una gita molto bagnata!
Dopo una sosta per la merenda su un isolotto (sabbia bellissima, acqua colorata di rosso dal tannino), si riparte, arrivando stanchi, fradicie ma contentissimi all’accampamento vicino al salto.
Qui, la nostra guida indio cuoce dei polli allo spiedo e prepara degli ottimi spaghetti (il miglior pasto in Venezuela, secondo me) e dopo, tutti a nanna nella amache con zanzariera sotto una grande capanna. La sistemazione è spartana, ma stiamo benissimo.
Di solito ci sono due tour al salto: uno arriva la mattina, vede il salto e poi scende a dormire, oppure si arriva la sera, si dorme e si visita il salto il giorno dopo. Vi consigliamo questa soluzione, perché partendo presto la mattina si è quasi soli a visitare la cascata.
Delta dell’Orinoco
Saremmo partiti per il delta il mattino presto, pernottando la notte in un motel sulla riva dell’Orinoco. Come per il 24 dicembre, abbiamo scoperto che anche l’1 gennaio è tutto chiuso, cucina dell’hotel compresa. Nel pieno spirito di ospitalità a cui ormai ci eravamo abituati, non ci hanno offerto nemmeno dei biscotti. Abbiamo girato un ora nella città più vicina per trovare un benedetto ristorate arabo che ci ha fornito un’ottima cenetta.
Dopo 2-3 ore di navigazione, con avvistamento di delfini di acqua dolce, siamo arrivati al nostro villaggio di palafitte: carinissimo, essenziale ma carinissimo.
La natura del delta è sicuramente bellissima, con uccelli, piante e fiori che sembra di essere in un documentario. Se solo le guide oltre al’indio parlassero anche un altra lingua sarebbe veramente interessante. Purtroppo fare un giro così senza qualcuno che spieghi per bene cosa stiamo vedendo, è veramente un peccato.
Los Roques
Molti ormai hanno visto le foto di questi mari spettacolari…quello che non si capisce dalle foto, è che, in modo molto intelligente, hanno vietato di costruire sulle isole dell’arcipelago, a parte che su quella principale, dove sono state recuperate le vecchie case (le “posade”) dei pescatori che sono state trasformati in piccoli alberghi.Ogni giorno le barche (di solito gestite direttamente dalle posade) ti portano in spiaggia, potendo scegliere ogni giorno un’isola diversa. Vista la mancanza di strutture, il pranzo lo portano direttamente le barche con grandi (ma proprio grandi!) borse frigo.Il bello di questo sistema è che ci si può ritrovare quasi soli in isole incontaminate…veramente bello!
Visto la tranquillità della zona, è anche pieno di uccelli e fra questi ci sono tantissimi cormorani che si tuffano in acqua per pescare, anche a poca distanza da dove si va il bagna. È un continuo splash splash. Altra presenza che si può trovare in acqua sono i venezuelani (benestanti) che non mollano il Rum nemmeno in acqua: fanno il bagno già la mattina con un mega tazzone di Rum che si sorseggiano in acqua. La passione dei venezuelani per Rum e birra è veramente irrefrenabile…
In linea con il nostro spirito, abbiamo scelto di alloggiare in una posada venezuelana, e non in una delle tante gestite da italiani: grave errore! La posada era molto carina, ma come abbiamo scoperto troppo tardi, l’ospitalità non è una caratteristica dei venezuelani. Se chiedavamo qualcosa, ce la davano, ma apparte quello, era proprio un mortorio, per non parlare della cucina noiosa e scarsa! I nostri amici in una posada italiana, invece, hanno avuto dai cocktail di benvenuto, alle pizzate notturne, aragoste e pasta fatta in casa, oltre a una certa animazione. Insomma… di solito sono contrario a cercare l’ambiente italiano all’estero, ma quando tornerò a Los Roques, sceglierò una struttura gestita da italiani, senza dubbio!
Abbiamo avuto anche occasione di provare il servizio sanitario venezuelano: dopo una breve attesa nell’ambulatorio dell’isola (unico, per turisti e locali) siamo stati accolti da una giovane dottoressa che parlava inglese. Ha capito il problema e ci ha dato le medicine necessarie, oltretutto gratis. Come sanità, decisamente meglio di molte altre località turistica, anche in Italia!
Alla fine l’impressione che si ha è che il paese ha un sacco di richezze, sia in termini turistici, con posti bellissimi, sia in termini economici, con petrolio, oro, minerali etc. Purtroppo i Venezuelani non sono in grado di sfruttare queste potenzialità, anzi, sembra proprio che non gliene importi nulla.
Dopo averli conosciuti sono simpatici ed amichevoli, ma fino a che si è solo un turista od un cliente, disponibilità, gentilezza, ospitalità o simpatia non sono proprio il loro forte. Non abbiamo avuto l’impressione che questo sia dovuto a Chavez, è più probabile che Chavez sia un prodotto dei Venezuelani.
Ovviamente i Venezuelani (o i molti italiani o italo-venezuelani che abbiamo incontrato) più svegli soffrono delle restrizioni imposte dal governo di Chavez, ma, da quello che abbiamo visto, la gran parte della popolazione non sembra sentirsi frustrata per non poter sviluppare il proprio potenziale in libertà.
Almeno, questa è l’impressione che si ricava da turisti: già passando il confine con il Brasile di 50 metri, l’accoglienza nei negozi e nei bar cambia completamente!