17 Aug 2009 - Bimbi
Prima o poi, durante gli utimi giorni della gravidanza, capiterà di fare un monitoraggio…che sembra qualcosa di molto avanzato, ma tutto sommato è semplice.
Fanno mettere la mamma su una poltrona (il papà è libero di mettersi dove gli pare) e mettono sulla pancia due sensori tenuti in posizione con delle lunghe fascie. Questo sensori ad ultrasuoni (non sono un tecnico, ma così mi pare di aver capito) servono per sentire il battito del bimbo (il sensore più in basso) e a controllare la durata delle contrazioni. Inoltre, alla mamma viene dato un filo con un interruttore per segnalare ogni volta che sente il bambino muoversi.
Una sessione di monitoraggio dura circa 30 minuti…è importante capire che la cosa principale per cui viene usato il monitoraggio è verificare che il bimbo stia bene: ci si aspetta che quando si muove o ci sono delle contrazioni il suo battito aumenti, ma comunque i parametri sono molto ampi ed in genere le ostetriche a colpo d’occhio vedono che non ci sono problemi. Ogni tanto il battito non aumenta oppure aumenta più o meno che nei movimenti precendeti…non è un problema, non tentate di interpretare l’andamento!
Il grafico delle contrazioni da un’idea della frequenza delle contrazioni, ma non dice nulla di significativo sull’intensità e la qualità delle contrazioni: ovvero non viene minimamente usato come parametro (a detta delle ostetriche) per capire se è giunto il momento oppure no di partorire.
In effetti solo con la visita ginecologiche ed il controllo della dilatazione si sa a che punto siamo del travaglio.
In pratica: durante il monitoragiio si guarda il grafico venire fuori dalla macchinetta, tentando di dare un senso a montagne e vallate e prevedere cosa ci diranno: è più o meno tempo perso… se il bambino sta bene, non avrete molte altre informazioni dal monitoraggio!