09 Sep 2009 - Politica Economia
Negli ultimi mesi si è molto discusso del ruolo delle banche in questa crisi economica.
Assodato che le grandi banche (specialmente anglosassoni) sono state le principali artefici del casino, il problema in Italia è come si stanno comportando le nostre banche.
Molti imprenditori si lamentano non solo che ottenere nuove prestiti è più difficile che in passato (e questo è abbastanza comprensibile), ma che i fidi sono stati ritirati e spesso è stato chiesto alle aziende di rientrare dei fidi in tempi molto stretti.
Aziende che non hanno mai mancato un pagamento si sono ritrovate da un giorno all’altro con i rubinetti chiusi, proprio nel momento di crisi quando la cassa non è ovviamente al massimo.
In alcuni casi aziende con molto ordini in mano sono fallite perché non avevano il capitale per comprare le materie prime per la produzione.
In molti dibattito ho sentito anche difese delle banche (fatte da cittadini, non di parte) che assegnavano agli imprenditori la responsabilità: se sono così dipendenti dai prestiti, colpa loro…le banche non sono opere di carità e devono perseguire i propri interessi.
Questa difesa mi lascia perplesso: se ritirare un fido vuol dire ridurre i rischi della banca secondo un piano razionale andrebbe bene, ma ho il sospetto che molti dei fidi chiusi rispondano ad una esigenza finanziaria di breve periodo piuttosto che ad un serio tentativo di migliorare l’esposizione delle banche.
Negli anni passati (come ormai sanno anche i sassi) i grandi centri studi delle banche si sono un po’ rintontiti nel calcolo dei rischi: i complicati strumenti finanziari che si sono inventati si sono rivelati tossici, inoltre le cattive abitudini di prestare soldi ad amici e spuculatori, ad avere governance poco chiare ed essere nei board delle aziende clienti, hanno generato un fiume di denaro dato in prestito con livelli di rischio elevatissimo (e pensare quanto rompono per un piccolo prestito personale…).
Quando a causa delle perdite le banche hanno dovuto ridurre l’esposizione, andare a chiedete i soldi indietro ad amici e speculatori avrebbe voluto dire, probabilmente, mettere a bilancio ulteriori perdite per crediti inesigibili.
Per ridurre l’esposizione era molto meglio, e più sicuro, chiedere indietro i soldi alle aziende sane e produttive. Poco importa che così si acuisce la crisi e di diminuisce la ricchezza del paese. I signori che hanno dato i soldi a soggetti improbabili, hanno dovuto tappare i buchi con chi ha faticato a farsi dare i prestiti e di è sempre comportato bene.
Se il mio ragionamento non è sbagliato, mi schiero decisamente con gli imprenditori. Non trovo ci sia nulla di male che una azienda fallisca se è incapace, ma che una buona azienda (con dei buoni fondamentali) fallisca per gli errori delle banche, questo proprio non mi piace.
Dicono (lo ha detto anche Tremonti, causando subito dopo l’apprezzamento di Berlusconi per tutte le banche, per compensare), non ho i dati sottomano, che le banche locali, durante la crisi, si siano comportate molto meglio dei grandi istituti. Spero che il mercato bastoni i grandi e premi le banchette che hanno mantenuto un contatto vero ed onesto con il territorio.